sabato 11 maggio 2013

Qualcosa in mente.

"Sarà capitato anche a voi, di avere una musica in testa...", 

"Zum Zum Zum" recitava il pezzo reso famoso, sul finire degli anni sessanta, da una Mina giovanissima che, in tutta la sua freschezza sbarazzina, ci ha regalato il "Tormentone" per eccellenza. Erano gli anni dei "jingle dalle gambe lunghe" e, della televisione in bianco e nero. Quando le gemelle Kessler gasavano l'Albertone Nazionale in TV: poche note erano sufficienti a evocare la canzone e, richiamare le emozioni sopite nei cuori degli spettatori, assieme alle immagini precedentemente fissate nei loro personali ricordi. 


Gli anni passano.

Oggi, non pensiamo più un semplice motivetto, la musica si è impadronita delle immagini con l'avvento dei videoclip e, abbiamo intere playlist in attesa di scatenarsi, a un nostro click. Nel nuovo secolo, memorizziamo media di ogni tipo direttamente in rete, la musica la portiamo (tutta) in tasca e, giriamo addirittura videoclip in Full HD. Abbiamo, infatti, diverse soluzioni per vari problemi e, un unico prodigioso strumento, sempre a portata di mano: lo "Smartphone". 

La vita frenetica a cui siamo costretti dai ritmi del lavoro (e del privato), spesso, potrebbe farci perdere colpi: se siete "svaniti come una gazzosa" (come me), potreste dimenticare qualche informazione importante o, addirittura, qualche buona idea o, nello scenario più catastrofico, una "ricorrenza imperdonabile". Fortuna vuole che, l'oggetto nella mia tasca, frutto delle più recenti stregonerie tecnologiche, sia fra le altre cose, a dispetto della dimensione ridotta, una colossale espansione di memoria per esseri umani. Oltre a ricordarsi la nostra musica, conserva le nostre preferenze e, persino i nostri impegni. Non contento di ciò, oltre a riprodurre contenuti multimediali e, videogames di qualità console, ci consente anche di accedere al web, mettendo a nostra disposizione tutto (o quasi) lo scibile umano. Il telefono cellulare tradizionale è stato letteralmente fagocitato dal suo successore: così come i Titani del mito greco, furono spazzati via dal potere dei propri figli (mi scuso ma l'Ariete non può evitare un'iperbole come questa). I modesti cellulari scompaiono davanti alle infinite funzionalità degli Smartphone. Se vi state chiedendo il perché di questo lungo preambolo, vi spiego subito: proprio adesso, a causa di un "eccesso di sfiga", mi ritrovo con la vita in pausa per via di un temporaneo ma, incapacitante problema di salute. Così, trascinandomi tra letto e divano, mi ritrovo improvvisamente molto più tempo libero del dovuto e, dopo ore di streaming e, di letture varie, non ho potuto fare a meno di fermarmi a riflettere. Inizialmente sono stato colpito da quante cose, ci perdiamo normalmente nella nostra quotidianità ma, subito dopo, mi sono accorto di quanto in più facciamo rispetto al passato, ora che il superfluo sembra farla da padrone. Siamo a una svolta nell'evoluzione del genere umano, ci stiamo adeguando alle alle nuove tecnologie, non solo su scala planetaria ma, a una velocità a dir poco spaventosa. Basti pensare alla memoria delle nuove generazioni che, a differenza delle persone nate nei decenni precedenti alla rivoluzione tecnologica, si presenta con una conformazione che, pare ricalchi perfettamente i "modelli a rete della memoria semantica": in parole povere, se comprate un nuovo televisore ipertecnologico, il nonno (dotato di una memoria classica), potrà impiegare anche diverse ore a svelarne i segreti del funzionamento (sempre che vi riesca) e, non sarà probabilmente in grado di ricordare molto dopo una notte di sonno; viceversa, il nipotino (già in tenera età, ovvero già prima di imparare a leggere), in barba al complicato manuale d'istruzioni, sarà in grado di accedere alle principali funzionalità in pochi minuti e, non dimenticherà mai più quanto appreso. In poche generazioni, abbiamo sviluppato una differente tipologia di memoria, più idonea rispetto alla precedente, non solo a immagazzinare le informazioni ma, addirittura "studiata" per rendere più semplice l'apprendimento delle interfacce delle varie devices (periferiche). Non so se abbiate familiarità con concetti informatici e, prometto di non farvi uno shampoo in merito ma, da bravo Nerd devo farvi notare la cantonata presa dai teorici dell'informatica che, a suo tempo pescarono a piene mani dalle neuroscienze adottandone molti concetti. La moderna tecnologia, infatti, si basa sul binomio "Processore - Periferiche" (dove per Processore si intende una unità centrale di elaborazione, ergo la famosa CPU ) ma, la realtà, ci dice ben altro: la loro assunzione si è rivelata inesatta, poiché non vi hanno incluso l'elemento fondamentale, l'Uomo. Probabilmente, la corretta relazione da prendere in esame, sarebbe stata "Utente - Processore - Periferiche". A pensarci bene il processore gestisce un flusso I/O tra noi e, le sue periferiche: peccato che nessuno ha sospettato che, il proliferare di sistemi sviluppati su questo modello e, il loro prolungato utilizzo potesse portare a un flusso I/O costante diretamente nel nostro cervello. Mi spiego meglio, tentando di creare dei sistemi in grado di interpretare facilmente i comandi dell'uomo, non hanno pensato alla dualità della relazione che stavano instaurando: l'uomo è bravissimo a pensare come una macchina e, il proliferare della tecnologia (TV, Videoregistratori, Elettromestici, Pc/Mac, etc. etc.)  ci ha portato a utilizzare quotidianamente questo modo di pensare: con l'avvento di internet, le macchine progettate per pensare come l'uomo, hanno portato quella scintilla inattesa. L'evoluzione della specie ha fatto il resto e, ci sta portando verso una nuova rotta: forse uno dei nostri discendenti potrebbe essere il primo homo tech sapiens. So di averla sparata grossa ma, pensateci bene, il modo di comunicare sta cambiando al passo con le tecnologie e, queste ultime ci stanno cambiando sempre più. Il mondo si tinge di colori digitali ma, onestamente mi domando: "non saranno un po' freddini?!". Voglio dire, ormai, corteggiamo in chat, festeggiamo assieme ricorrenze in video conferenza e, facciamo l'amore virtuale. Riuscite a immaginarvi William Shakespeare scrivere un nuovo capolavoro e, intitolarlo "Romeo e Giulietta. Dramma in cinque atti e, due blog."?! Siamo davvero sicuri che, tutto questo sia buono per il nostro essere umani? Da questo interrogativo, complice l'infortunio che, confesso, mi fa sentire un po' come "Jeff" Jeffries (il James Stewart di "La finestra sul cortile"), nasce questo
Blog: dedicato alla raccolta delle informazioni utili, alla condivisione e, discussione di tutto quello che, vedo dalla "mia finestra": oggetti, persone, costume, etc. etc.   

Buona Lettura.

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